Il teatro secondo Ciro Carlo Fico.
“Partiamo col dire che il teatro non è per me un mestiere né una passione!
Così come lo vivo io, il teatro è un’esigenza, un bisogno di dire, di dare, di comunicare. Difficile stabilire cosa dia fuoco a questo motore, impossibile forse rintracciare una fonte unica e inequivocabile. Di certo un determinato tipo di teatro (quello a cui spesso io mi sono dedicato) nasce tra le ombre di tormenti interiori, si ciba di sofferenza. E si palesa poi nella forma più schietta e dirompente.
Fare teatro è difficile!
Mi risulta impossibile non segnalare un’anomalia del sistema che sta determinando il cattivo funzionamento del circuito culturale nel nostro Paese. Gli addetti ai lavori non hanno più voglia o coraggio di scommettere sul nuovo. Vinti da un’indolenza accumulata negli anni. Sopraffatti da una mole di pressioni oggettivamente ingovernabile. Optano quasi sempre per il “già visto” che assicura incassi e tiepide reazioni. E’ doloroso constatare che le “nuove proposte”, seppur valide, vengono brutalmente e sbrigativamente cassate da questi manovratori culturali solo perché orfane di un nome noto che le sostenga.
Cosa succederà se il domani è già stato scritto dai protagonisti del passato? Che ne sarà del teatro se continuerà ad accogliere sui propri palchi sempre le stesse persone? Siamo davvero arrivati al punto di credere che non ci sia la possibilità di un riciclo artistico? E che tutti noi siamo condannati a omaggiare sempre le stesse prove, anche quando queste tradiscono l’esaurimento di ogni idea? Ho visto troppe volte i nomi conosciuti e blasonati dar vita a performance scadenti e svogliate per illudermi che la notorietà faccia sempre rima con qualità.
L’ho detto prima: fare teatro non è facile eppure per qualcuno lo è diventato!
Si assiste sempre più spesso alla realizzazione di progetti che si muovono lungo il solco di una scia collaudata, monotona e svilita. Molti spettacoli decidono di investire sulle corde emotive più “epidermiche” in modo da ottenere la facile e immediata reazione del pubblico. A me pare che si è come perso il senso del “profondo”, la necessità di scavare dentro per rintracciare i demoni più irrequieti, quelli celati tra gli squilibri e i disordini che spaventano e fanno male. La pista battuta oggi conduce invece generalmente a una formula patetica, leggera e veloce così come la prescrive l’imperante logica di mercato; una formula abusata che sta inaugurando un gusto, una tendenza sempre più impoverita. La proposta insistita e continuativa di questo facile formulario ha determinato negli anni un abbassamento dello standard qualitativo presso la platea dei fruitori. Assuefatto a ciò che sempre più spesso viene smerciato per teatro e per arte, il pubblico ha imparato a non pretendere più tanto, ha rinunciato a essere esigente fino a modulare il proprio gusto su ciò che viene loro furbescamente propinato.”
(Ciro Carlo Fico – dal sito omonimo)